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power2Cloud27/11/2223 min

Black Friday (e non solo), prepara il tuo eCommerce

Le wishlist sono chilometriche come i prodotti pronti a finire nel check out alla velocità di un click, tutti sono a caccia dell’affare, mentre c'è chi è combattuto tra acquisti necessari e smania del momento.

Il Black Friday è atteso quasi quanto il Natale, ed è una cassa di risonanza incredibile per le aziende che vogliono mettere in evidenza prodotti che ormai sono un cavallo di battaglia, ma anche bundle vantaggiosi o future promozioni. 

Emergere in questo oceano di sconti, coupon, spedizioni gratuite e prodotti omaggio è davvero un’impresa e non è tutta colpa dell’algoritmo.

In questo articolo abbiamo sintetizzato alcune riflessioni e best practice condivise durante la Ninja PRO Week, a cui ha partecipato anche power2Cloud come speaker. Insomma un'occasione per ricapitolare alcuni capisaldi della vendita online, quelli evergreen, di cui dobbiamo tener conto tutto l’anno, per cogliere le nuove sfide in ambito eCommerce, social media marketing, digital marketing e marketing automation.

Quanto siamo pronti? Scopriamolo insieme.

Funnel Marketing & Discovery

Il funnel tradizionale è finito in mille pezzi, al suo posto il volano (flywheel) illustra in modo efficace che il contatto con un prodotto e l'interazione con un'azienda può avvenire in un negozio, proseguire su social, sito, tv, Amazon, per poi ritornare al flagship.

Ecco perché non bisogna dimenticare che grazie al marketing cross canale possiamo usare un canale, per produrre effetti incrementali su altro, continuando a considerare tutte le interazioni e i nostri touchpoint importanti.

Conoscere i principali driver che guidano le persone all'utilizzo di internet è importante, anche quando sembra scontato. Secondo il report digital We are social, persone tra i 16 e 64 anni, preferiscono la rete per cercare informazioni, informazioni anche su news ed eventi, tutorial, nuove ispirazioni, seguita da ricerca di viaggi e località.

Se ci chiediamo invece come avviene la scoperta di nuovi brand la risposta è semplice, grazie a search engines, tv, ads, siti retail online, passaparola o l'acquisto di prodotti online. Aspetto che è riconfermato dagli investimenti delle campagne a pagamento sui vari canali, divisi tra piattaforme CRM e social media.

Massimizzare una promo eCommerce step by step

“Il Black Friday ogni anno si ripete - analizza Roberto Albanese, eCommerce Manager Hirooks - , ma sono ancora in tanti a tralasciare molti aspetti o a curarli quando è troppo tardi. Ecco una to do list da seguire per lanciare eventi promozionali, a Natale, San Valentino o in altre occasioni speciali”.

Partiamo dalla strategia: pianifichiamo le promozioni il prima possibile! Molti consumatori aspettano il Black Friday, per questo iniziano a controllare le oscillazioni dei prezzi e le offerte già dal mese di ottobre. Scegli con tempestività i prodotti dal maggiore potere attrattivo e l’entità delle promozioni, per metterle in evidenza adeguatamente. La percezione di un’offerta appetibile è la più forte leva di acquisto per i clienti durante il Black Friday.

Pianificazione, sconti, countdown, cross-selling e upselling: non tralasciare nulla

La pianificazione e organizzazione deve seguire la timeline, perché contribuisce a costruire una strategia di lungo termine, che inizia con le comunicazioni in prossimità del Black Friday e del Cyber Monday, ma si “conclude” di fatto con i saldi invernali a gennaio.

Anche la meccanica degli sconti non è un dettaglio, puoi stabilire le regole dei prezzi a catalogo per assegnare sconti per categoria, marca, fornitore, attributo o funzionalità e regole di carrello, inviando codici sconto personalizzati su ordini, quantità o promuovendo la spedizione gratuita e qui, attenzione alla cumulabilità dei sconti.

Veniamo quindi alla cura dei contenuti online ai banner in homepage o alle landing page che possono indicizzarsi nel tempo e quindi vanno aggiornate durante l’anno.

Grande appeal hanno anche i countdown, le ottimizzazioni delle pagine prodotto e le recensioni in evidenza, che offrono un segnale di fiducia, mentre gli articoli esauriti incoraggiano gli utenti a ricevere una notifica in caso di ritorno in stock. Efficaci sono anche le raccomandazioni di cross-selling e upselling per incentivare gli utenti ad aggiungere una maggiore quantità di prodotti a carrello. 

Bundle, comunicazioni marketing e a pagamento, hai pensato a tutto?

Se accanto ai tuoi cavalli di battaglia vuoi promuovere prodotti che hanno un ampio margine di guadagno e che magari solitamente fai fatica a spingere, utilizza bundle esclusivi per categorie di prodotto o bundle scontati.

A creare hype concorrono anche le comunicazioni marketing come le newsletter, con cui puoi anticipare importanti sconti o pianificare la tua campagna promozionale. È un’interazione continua, che non si esaurisce di certo con un solo invio. 

Per essere gradita, prima, durante e dopo, deve essere in linea con gli interessi dell’utente che la riceve e che sarà incentivato a seguire gli aggiornamenti sul sito, salvando i prodotti desiderati. 

Veniamo quindi alle campagne a pagamento per mettere in evidenza codici sconto o prodotti sul Merchant Center. Iniziative Google Ads o Facebook Ads performeranno meglio se inizi a pianificarle in tempo, un adeguato periodo di apprendimento crea difatti maggior rendimento.

Per i social media meglio focalizzarsi sullo storytelling, raccontare le promo in prima persona con post e storie più frequenti, crea maggiore empatia nella tua community e risulta meno anonimo. 

Sponsorizzare i contenuti senz’altro è corretto, ma nei giorni del Black Friday le ADS costano più del solito, perchè c’è molta competizione, quindi parti in tempo. 

La kryptonite SEO dell’eCommerce: scovare e correggere i contenuti duplicati

Che si tratti di un articolo del blog o di una scheda prodotto nell'eCommerce, a valorizzare i tuoi contenuti ci pensa la SEO, un approccio che premia i contenuti in organica rispetto a quelli a pagamento.

“Per aiutare Google a indicizzare i contenuti più ricchi e utili, ricorda di non sottovalutare quelli duplicati, una delle principali insidie degli eCommerce”, mette in guardia Gaetano Romeo CMO Innovation People.

“Cosa si intende per contenuto duplicato? Non solo quello di due schede prodotto uguali, che spesso siamo consapevoli di aver generato, ma anche quelli che creano molti CMS.

Attenzione quindi alle duplicazioni interne ed esterne e ai thin content, ovvero a quei contenuti di scarso valore e qualità. 

I player di mercato sono tantissimi, non possiamo permetterci di avere delle schede prodotto inesistenti o addirittura poco descrittive, ben vengano contenuti originali e soprattutto utili.

Google è in continuo aggiornamento, ma da sempre ha un obiettivo, favorire l’utente finale!”

Duplicazioni interne

Le duplicazioni interne possono essere determinate sia da cause interne che editoriali. Come possiamo gestirle? 

Potrebbe essere utile non consentire la scansione dei parametri URL comunemente utilizzati tramite il file /robots.txt, al fine di massimizzare il budget di ricerca per indicizzazione.

I canonical aiutano i motori di ricerca a comprendere che esiste una sola versione dell'url nella pagina che deve essere indicizzata, indipendentemente dalle versioni degli altri URL visualizzati nel browser, collegate a siti web esterni. 

Stiamo in guardia anche dalla sessione ID negli URL che molti eCommerce utilizzano per tracciare il comportamento degli utenti e che di fatto crea un duplicato.

Duplicazioni esterne 

Altri aspetti di cui tener conto sono le duplicazioni esterne date dai carrelli e dalle pagine di ringraziamento, dai risultati dei motori di ricerca interna, dai percorsi duplicati (pensa a un prodotto che risulta in due categorie diverse) e dalle pagine di revisione.

Al di fuori del nostro eCommerce, non dimentichiamo anche staging of development, feed dei prodotti, programmi di affiliazione, contenuti su altri siti fatti da noi e scaped content.

Marketplace & A/B Test: metti alla prova la tua eCommerce Marketing strategy

Quando si parla di vendita online, in molti considerano come trampolino di lancio i MarketPlace, che spesso hanno il compito di amplificare le opportunità per il business, vedi l'internazionalizzazione delle vendite. Ecco i consigli di Giuseppe Noschese, Founder di eCommerce Hub.

La scelta è ardua e mette in discussione MarketPlace orizzontali, con più categorie merceologiche (vedi Amazon), quelli verticali, con una categoria merceologica o di nicchia (Zalando), aperti, con iscrizione e caricamento dei prodotti in autonomia (eBay) o chiusi, in cui si scelgono i venditori e vengono definiti i termini e condizioni variabili (ManoMano).

Imparare a vendere o usare i MarketPlace

Sembrerà scontato dirlo, ma Amazon è il MarketPlace che in Italia detiene il maggior traffico (Fonte NetComm), ha tante vendite e di conseguenza tanti dati. 

Se è vero che oggi Amazon è un luogo dove è possibile acquisire informazioni utili per le strategie di vendita, non bisogna escludere altri ecosistemi, ecco perchè test e valutazioni sono davvero opportuni.

I vantaggi

Un MarketPlace può assicurare alla tua azienda visibilità sul mercato con immediatezza, basta caricare i prodotti e intercettare nuovi clienti predisposti all’acquisto.

Molte aziende preferiscono puntare sui MarketPlace anche per un accesso più rapido ai mercati internazionali.

Tutto è già predisposto, traduzioni e organizzazione logistica, senza sottovalutare un altro aspetto importante, costi definiti e calcolabili, pagamenti precisi e puntuali.

Uno strumento importante, dunque, anche per validare branding, verificare le potenzialità dei prodotti e aumentare l’awareness. Un vantaggio indiscusso, per avvicinarci a nuovi clienti e portare avanti strategie avanzate rispetto a prodotti, pricing e presenza, con analisi dei competitor, vecchi e nuovi.

I contro

Adesso veniamo ai contro. Presidiare un MarketPlace significa anche adattabilità, rispettare le regole, adeguarsi agli obblighi, ma la limitazione maggiore forse è data dal fatto che i clienti restano del MarketPlace e il livello di personalizzazione è basso. 

Occorre del tempo per farsi una buona reputazione, perché la percezione della nostra azienda è poca, la concorrenza alta, soprattutto in determinati settori.

È necessario fare un’analisi di settore, studiare il pricing dei prodotti e soprattutto considerare la volatilità del servizio, perché l'account aziendale può essere disattivato in qualsiasi momento, causando una perdita di dati e fatturato improvviso.

MarketPlace per eCommerce sì, ma con strategia

Immaginiamo i MarketPlace come un moderno cavallo di troia: anche chi ha una produzione propria, può usarli temporaneamente per validare il mercato e recuperare dati utili per un'opportuna strategia eCommerce.

Un utilizzo ibrido può essere efficace per molte realtà, se questa fase è seguita da un’attenta analisi. Abbiamo infatti a disposizione strumenti interni, esterni e dati di vendita che ci aiutano a ridisegnare la nostra offerta, incoraggiando vendita e upsell.

Ecco alcune considerazioni che forse non avevi ancora valutato.

Strumenti esterni 

L’analisi delle stime di traffico per paese e le statistiche rilasciate annualmente ti aiutano a individuare quali paesi hanno maggiore mercato per il tuo settore merceologico. Mentre le stime di vendita per determinate categorie permettono di valorizzare i prodotti che hai a catalogo o quelli che puoi integrare facilmente sul tuo eCommerce. 

Stesso discorso per il volume di vendita dei prodotti che puoi promuovere pianificando le attività di marketing, con attenzione alla stagionalità nei diversi mercati.

Il prezzo medio di vendita di una categoria merceologica e l’andamento del pricing prodotto sono perfetti per definire una strategia corretta, mentre il posizionamento organico e a pagamento è incentivato dalla stima del volume del traffico, che ci aiuta a ottimizzare le schede prodotto e studiare campagne incentrate su parole chiave specifiche. I feedback e i prodotti meglio recensiti restano il termometro del sentiment per la crescita del brand.

Strumenti interni

Veniamo quindi agli strumenti interni, a quelle sentinelle che permettono di organizzare al meglio le tue strategie. 

Il posizionamento organico sicuramente indica le parole chiave che veicolano maggior traffico al prodotto o al tuo eCommerce e che puoi usare per le schede dei tuoi articoli. Mentre con l’advertising interno puoi scoprire nuove parole chiave, categorie o prodotti che incoraggiano le vendite dei tuoi prodotti, per ottimizzare quelli che hai sul tuo eCommerce.

Analizzando cosa viene acquistato o quali prodotti veicolano i nostri, puoi ampliare il catalogo con attività di cross selling. Naturalmente si può andare avanti all’infinito. Puoi scoprire, per esempio, i trend correlati al tuo business (Ads, contenuti editoriali...), i prodotti più venduti o efficaci verificando il rapporto tra impression e conversioni per avere un benchmark da usare per pianificare azioni di marketing mirate su prodotti specifici (campagne Google Ads e Shopping, Digital PR ecc).

Dati di vendita

Anche i dati di vendita sono importantissimi. 

Inizia a concentrarti sull’internazionalizzazione dei prodotti del tuo eCommerce partendo dalle referenze che sono più vendute in uno specifico paese. 

Attraverso l’analisi degli ordini puoi scoprire le preferenze di acquisto (cross selling) o le variabili prodotto più efficaci, che puoi aggiungere come bundle all’interno del MarketPlace oppure sul tuo eCommerce.

Per fidelizzare e diversificare il modello di business non tralasciare anche il tempo medio di riacquisto valorizzando attività di marketing, workflow automatizzati, oppure piani in abbonamento su determinati prodotti. 

Mentre feedback e dati sui resi aiutano a ottimizzare la scheda prodotto, implementare FAQ e individuare le criticità che possono permetterti di migliorare la qualità erogata. Anche i dati geografici e la tipologia di clienti non è da tralasciare, perchè permettono di veicolare attività di marketing geolocalizzate online e offline.

La regola del 60/40 e altri trick: come aumentare il ROAS sui social

Come incrementare i risultati sui social? Lo spiega Calogero Sciabbarrasi, Digital Marketing Manager, Accenture Song, con tre consigli pratici.

Innanzitutto comincia a settare gli obiettivi, privilegiando la qualità dei contenuti più che la quantità, così il budget può essere pianificato su quelli che fanno la differenza. 

Come ripensare il ruolo dei social attraverso l’interno funnel e ottimizzare il budget

Spesso si dice che il digital ha ucciso la tv, che Facebook è meglio di Tik Tok, questa contrapposizione tra i canali è controproducente, devono lavorare in modo sinergico se vuoi ottenere ROI più alti. 

La ratio 60/40, che suddivide idealmente la comunicazione di brand building e quella di performance, sembrerebbe rappresentare l’equilibrio perfetto per determinare la quota di budget ideale da stanziare per marketing digitale e tradizionale.

Per raggiungere l’obiettivo, bisogna comprendere il linguaggio e il mindset dell’utente su ciascuna piattaforma e differenziare il messaggio, quindi no ai copia e incolla.

Spoiler Social Trend 2023

Ma quali sono i trend social che dobbiamo aspettarci nel 2023? Ci risponde Nicola Zanata, Senior Customer Success Manager Hootsuite, con la ricerca condotta da Hootsuite, che valorizza social trend, social marketing, social commerce e social customer care.

Questo rapporto si basa su un sondaggio* (*i dati sono stati integrati con ricerche secondarie The Harvard Business Review, McKinsey, Deloitte, Edelman, Insider Intelligence, Forrester, GlobalWebIndex, The CMO Survey e altre) che a luglio 2022 ha coinvolto più di 10k persone, di cui il 32% C level, in 109 paesi e in più di 11 settori. 

Dalla ricerca è emerso che nel 2023 le PMI prenderanno maggiore familiarità con i content creator, che saranno più accessibili e utili ai marketer per produrre contenuti in modo costante (52%), combattendo il calo della reach organica (44%).

L'obiettivo sarà rivolgersi al pubblico più affine, generando valore con i propri contenuti e romperendo gli schemi dei cross-posting (post differenti per piattaforme differenti).

Se è vero che Google da sempre è il punto di riferimento per le ricerche, le cose stanno cambiando: i social stanno superando i motori di ricerca, i ragazzi tra i 16 e i 24 anni li preferiscono per fare ricerche sui brand rispetto ai motori di ricerca tradizionali. 

Capitalizzare il tempo che le persone spendono online su piattaforme social

Il fenomeno non accenna a rallentare: le aziende devono imparare a capitalizzare sempre di più circa un terzo del tempo che le persone spendono online su piattaforme social e che va ben oltre la pubblicità, la GenZ, per esempio, usa i social non solo per valutare prodotti, ma anche per comparare prezzi di brand concorrenti e prendere decisioni di acquisto.

Un'altra notizia interessante che è emersa dalla ricerca è quella che vede i marketer lavorare per creare maggior fiducia nel social shopping, grazie a resi e rimborsi facili, valutazioni e recensioni per aumentare la fiducia e mantenere gli acquirenti informati sullo stato degli acquisti durante l'intera customer journey.

È vero che i marketers hanno il compito di lavorare alla brand awareness, ma ignorare le attività del customer service può essere controproducente, ecco perchè nel 2023 assisteremo a una crescente attenzione per la gestione delle interazioni con i clienti attraverso i canali social e di messaggistica.

Document Ads e nuove Audiences: le novità di LinkedIn Ads che in pochi conoscono

“Dati più precisi possono aiutare a svolgere meglio il nostro lavoro”, invita a riflettere Francesco de Nobili, LinkedIn Trainer, ricordando alcune funzionalità della piattaforma professionale che possono impattare su ogni business. Tu hai già iniziato ad usarle per le tue strategie?

Industry aggiornate utili alla targhettizzazione

LinkedIn ha aggiornato l’elenco delle industry, ovvero il settore a cui appartiene ogni azienda (qui puoi consultare quello completo). 

Valorizzare questo campo è importante anche per le attività di retargeting advertisement, fa la differenza essere ancora più precisi nella targetizzazione.

Pubblica, condividi e sponsorizza documenti

Ma non finisce qui. Adesso puoi pubblicare, condividere e sponsorizzare documenti (la dimensione del file non può superare 100 MB e 300 pagine. Sono supportati i file: PPT, PPTX, DOC, DOCX e PDF), schede tecniche, whitepaper, cataloghi. È molto utile per la lead generation, nel B2B, nel settore luxury, ma in generale anche per altri vertical.

A seconda degli obiettivi hai due opportunità: far vedere il documento completo per scaricarlo (questo permette di conoscere il numero di download e le interazioni), oppure l’anteprima, con la possibilità di rilasciare tutto il documento solo dopo aver compilato il form nativo di LinkedIn. La compilazione dei dati è automatica, veloce, corretta e completa di dati strategici che sono valorizzati sulla piattaforma.

Nuovi dati per le nostre audience

Pensa a quanti dati raccogli offline.

Uno degli ultimi aggiornamenti di LinkedIn offre la possibilità di caricare le informazioni che monitori offline (eventi, transazioni di persona, telefonate, vendite nel tuo CRM) sulla piattaforma, per aiutarti a misurare in modo più accurato l’efficacia del funnel per le tue campagne. Questo contribuisce a focalizzare il targeting di LinkedIn sull’audience giusta, migliorando il ROI e ottimizzare le prestazioni.

Carica manualmente il tuoi dati offline su “Gestione campagne” utilizzando un file CSV o configura una connessione dati utilizzando un’applicazione partner come HubSpot, LeadsBridge, LiveRamp,  Adverity e Make. 

Arricchire i dati raccolti offline è più semplice e attendibile. Grazie a LinkedIn puoi incrociare con nome e cognome, qualifica, esperienza, altre informazioni importanti che oggi non riusciamo a ottenere per esempio a causa delle restrizioni dei Cookie, così puoi targettizzare meglio il pubblico, sollecitare conversioni maggiori e impattanti.

Employee advocacy LinkedIn per sollecitare una cultura aziendale

Anche se è attivo da più di un anno, Employee advocacy LinkedIn, è una funzionalità ancora poco compresa e per questo merita un approfondimento. 

Employee advocacy LinkedIn mette al centro i dipendenti, i veri protagonisti della vita aziendale, in grado di veicolare autorevolezza, valori, fiducia e generare networking.

Puoi creare delle bozze a disposizione dei profili personali dei dipendenti che devono poi solo pubblicare. Condividere un post non è la stessa cosa, anzi, il copia e incolla sui social penalizza il post soprattutto se non viene aggiunto testo. Genera quantità e non qualità e quindi ha meno visibilità. 

I contenuti aziendali pubblicati sui profili personali vengono premiati dall’algoritmo, che penalizza invece quelle aziendali, inoltre i collegamenti che visualizzano, continueranno ad essere in target con gli obiettivi della campagna. 

Si possono ottenere ottimi risultati, promuovendo una cultura aziendale!

Tag di tracciamento: cosa controllare per monitorare davvero le tue campagne

“Ottimizzare il tracking del nostro sito web, spiega Felice Carotenuto, Tracking Specialist - ci aiuta a capire quali azioni portare avanti, come allocare i budget pubblicitari, monitorando le performance dei nostri prodotti prima di arrivare alla vendita”.

Negli ultimi anni ci siamo abituati a sopperire alla mancanza di dati dovuta a due fenomeni: l’introduzione nel 2016 del GDPR e l’aggiornamento iOs14, che di fatto hanno diminuito sensibilmente le performance delle campagne.

Inviare informazioni corrette degli utenti alle piattaforme di advertisment ci aiuta a ottimizzare le inserzioni per mostrarle al miglior pubblico possibile.

Per fortuna le piattaforme ci hanno dato gli strumenti come il conversion API Facebook, Google Server-Side.

È opportuno monitorare tag di tracciamento come Google Analytics 4, Google Ads, Pixel di Meta, Conversion API, Tik Tik pixel e collegarli ad eventi come pageview, view content, add to chart begin checkout o purchase. Facendoci aiutare da tool di tracking debug, diversi a seconda degli strumenti, come Tag assistant (Google), Analytics Debug, Facebook Pixel Helper.

La Marketing automation per acquisti e attività legate al servizio

Automatizzare processi ricorsivi di marketing e comunicare con lead, prospect, acquirenti e clienti adattandosi ai loro canali di preferenza, alle risposte agli stimoli e alle loro azioni e abitudini è vitale, non solo per le interazioni legate all’acquisto, ma anche al servizio.

A pari merito con il content marketing, la marketing automation è al primo posto tra le più efficaci tecniche di digital marketing (Fonte: Statista 2021).

Unsubscriber, Fatigue, Graymail e Blocklist, come proteggere il tuo database dai rischi nascosti del Black Friday

"L’obiettivo dei marketer è utilizzare tutte le cartucce a disposizione per raggiungere gli obiettivi aziendali, ma bisogna considerare anche i pericoli nascosti dietro la marketing automation- mette in guardia Ignazio Morici, Direttore Marketing power2Cloud - e che possono impattare in modo negativo sulla vostra audience".

L’email marketing fa parte delle automation, i numeri registrati durante il Black Friday sono importanti: il 13,9% dei consumatori fa riferimento alle email per informazioni su offerte e promozioni; l’open e click rate schizza alle stelle rispetto ad altri momenti dell’anno, per una stima di oltre 225 milioni di email inviate (fonte: HubSpot, 2021/Campaign Monitor, 2022).

Uno strumento così potente viene utilizzato dalle aziende per spingere tantissimi interessi, questo porta a un sovraffollamento della comunicazione e dei contenuti". Ecco quattro pericoli da considerare all’interno dei percorsi di marketing automation.

Fatigue: i destinatari smettono di interagire con le campagne

Fatigue è quel fenomeno che si verifica quando i destinatari di una comunicazione smettono di interagire con le campagne.

Questo avviene perché li inseriamo all’interno di flusso di automazioni che sollecita il pubblico con troppi messaggi, non sempre è così, magari è il settore a cui appartiene il nostro business a farlo. Tech e marketing sono i più esposti alla fatigue, come quello eCommerce, pensiamo alle automazioni del carrello abbandonato, a coupon sconto, alle chat e a tutti i canali o tool che utilizziamo ogni giorno.

Gli unsubscriber scelgono di non ricevere più le nostre comunicazioni

Unsubscriber sono i contatti presenti all'interno delle nostre liste che, dopo aver richiesto di ricevere comunicazioni dalla nostra azienda, scelgono e chiedono di non riceverne più. Magari arrivano da una campagna fuori target o che li ha sollecitato troppo.

Per essere compliant con il GDPR è necessario dotarsi di tool che obbligano noi marketer a dare la possibilità all’utente di disiscriversi dalle nostre comunicazioni massive in qualsiasi momento. 

Graymail: le comunicazioni non sono contrassegnate come SPAM, ma l’utente non interagisce o ha smesso di interagire 

Graymail è un concetto nuovo, che si basa soprattutto sulla metodologia inbound. Si intendono quelle email che il contatto ha scelto di ricevere, non le ha contrassegnate come SPAM, ma non ha interagito (11 mesi) o ha smesso di interagire (16 email).

Le graymail sporcano i nostri dati e la reportistica, infatti rischiamo di avere penalità sul medium. Dobbiamo abbandonare questi contatti? No, possiamo passare ad altre tipologie di marketing automation per focalizzare l’attenzione sulle preferenze dichiarate.

Ci sono tantissimi filtri avanzati, dotati di intelligenza artificiale, di meccanica e di automazione sia sulle email che nelle chat, che permettono ai provider e ai tool che utilizziamo di individuare quelli che non interagiscono più con le nostre comunicazioni.

Blocklist: elenco di server o domini individuati come SPAM

Blocklist è un elenco di server o domini, che il gestore della blocklist ha individuato come operatori SPAM. Non tutte le blocklist vengono create allo stesso modo, o a mano o da meccanismi di automazioni e hanno filtri differenti, per questo hanno un impatto diverso.

Black Friday: sei spunti per "sopravvivere" al momento più atteso dell'anno

Dopo questa premessa, possiamo concludere che il flusso di azioni-comunicazioni che inviamo è ancorato al contesto, ai dati qualitativi dei contatti che interagiscono con noi.

Se il CRM non è integrato con i nostri canali e per la raccolta di tutte queste informazioni, abbiamo grossi problemi a gestire la segmentazioni e tutte le best practice, magari riusciamo a inviare le mail del Black Friday, ma poi restiamo bloccati per mesi.

Ecco sei spunti per sopravvivere al Black Friday:

  1. usa un CRM, puliscilo e prepararlo all’invio massimo, con particolare attenzione alla qualità dei dati inseriti;
  2. individua gli strumenti giusti per le comunicazioni massive, che permettono di mantenere domini, numeri e canali/Medium in salute;
  3. verifica la tua domain reputation prima di inviare;
  4. escludi dalle comunicazioni gli unengaged contatcs (GraymaiI);
  5. segmenta il pubblico considerando come obiettivo primario gli interessi del pubblico stesso, non solo le nostre logiche aziendali;
  6. pensa sempre contenuti diversi per i singoli segmenti di pubblico: 
individua tempi e frequenze di invio per singoli gruppi di destinatari 
crea comunicazioni apposite, nel linguaggio visuale e verbale, per i differenti cluster.

Guida pratica alla scelta del chatbot, gli strumenti per decidere cosa e come automatizzare

“Quando si parla di una nuova tecnologia, pur di essere innovativi, in molti spingono per ottenerla a tutti i costi”, spiega Giulia Bosi Director of Conversational Content 7HYPE S.r.l. A volte basterebbe fermarsi e capire, prima di implementarla, quali sono gli obiettivi e il contesto in cui verrà inserita per renderla efficace".

Ricorderai forse Clippy, l’assistente virtuale più odiato al mondo, introdotto da Microsoft quando i chatbot erano un miraggio e Cortana non esisteva ancora.

Clippy è stato il pioniere, ed era sempre disponibile, peccato che non era in grado di rispondere adeguatamente alle richieste degli utenti: non ricordava le informazioni e non personalizzava in alcun modo i suoi interventi.

Oggi possiamo fare di meglio? Sicuramente. In nostro aiuto vengono i social network (conversational IG e FB), le App di messaggi (WA, telegram), i digital avatar che possono rilevare persino le emozioni e adattare la mimica al sentire del momento, i chatbot sempre più usati nei siti internet, le live chat. La vera innovazione sicuramente però è data dal voicebot, l’unico caso in cui è la tecnologia ad adattarsi all’uomo e non il contrario.

Tieni in considerazione contesto, richieste e umore 

Come scegliere lo strumento adatto? Bisogna tenere d’occhio il contesto, le richieste e l’umore. In che condizioni avrà luogo il dialogo? Quando avviene la conversazione e quale sarà il grado di attenzione dell'utente? 

Il voicebot è perfetto per l'assistenza di chi è alla guida, per medici e operatori sanitari, per un aiuto (occasione di svago) in casa, per garantire un servizio premuroso ai clienti banca o per i progetti che hanno a cuore l'accessibilità.

La conversazione è probabilmente, ad oggi, la più complessa sfida dell'intelligenza artificiale. È necessario capire le richieste dell’utente per agire con chatbot guidati (a bottoni) utili per le conversazioni breve, per agevolare richieste dirette, semplici, limitate, per la raccolta di feedback o per coinvolgere il proprio database con survey qualitative. 

Puoi scegliere chatbot intelligenti per rispondere a domande complesse di utenti e clienti, per offrire un buon servizio di customer care in caso di problemi o per raccogliere informazioni sugli utenti (lead generation e profilazione).

La livechat è senza dubbio tra i canali di conservazione più umano. È possibile aggiungerla a un sito per permettere ai visitatori di interagire e connettersi direttamente con un membro dell’assistenza, per ricevere informazioni e consigli in tempo reale. 

Ma quando ha senso farlo? Quando il bot non è abbastanza intelligente, l’utente rischia di innervosirsi e necessita di maggiore empatia, ma anche quando la conversazione è delicata o deve essere protetta da privacy. Se il bot ha già raccolto abbastanza informazioni la conversazione può passare all’assistente umano che offrirà un contatto di valore.

Viral Gamification, l'arma segreta da sfoderare per il Black Friday (e non solo)

Tra le strategie utili per creare un forte engagement con clienti e lead c’è anche la viral gamification. “L’occasione può essere quella di un quiz con un chatbot (conversational marketing) per incoraggiare le interazioni, - spiega Francesco Susca Marketing Automation Specialist - trasformando un momento di gioco in un’opportunità di vendita o di riacquisto. 

È uno strumento perfetto per profilare il contatto, automatizzare e personalizzare le interazioni, sfruttando la viralità come pubblicità a costo zero.

Possiamo ripagare la condivisione sui social o con amici con un coupon sconto da spendere al secondo acquisto, garantendo all'azienda il riacquisto. Ricordati però il consenso per inviare comunicazioni, evitando così le sanzioni previste dal GDPR”.

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